Ippolito e gli altri
di Salvo Micciché
Una saga familiare, la storia della famiglia Navarra, fa da tema conduttore di Ippolito e gli altri, un romanzo di Lorenza Moltisanti.
È un romanzo idilliaco, dai toni scorrevoli, che suggerisce al lettore temi vagamente verghiani, descrittivi di una Sicilia andata, una Sicilia del mito, tra ricchezza e povertà, nobiltà e miseria.
Ippolito è un canonico della famiglia Navarra, domina, consiglia, “inquadra”, come direbbero i siciliani, verso la retta via, ricordando il valore della tradizione e i sani principi.
Mastro Nitto Navarra è un “patriarca” sempre intento “a far figli” («per mastro Nitto Navarra il numero dei figli non rappresentava un problema.» – infatti ne ebbe ben nove). Figli che Felicia allattava ed educava con amore.
Mamma Mena, autoritaria come una “matriarca” – «un sergente» – imponeva la sua personalissima preghiera: «Ju mi curcu ‘nta stu liettu / e Maria tiegnu ‘n piettu / ju ruormu e Idda vigghia / se c’è cosa s’arrusbigghia…», al finire del «nomine Patri e Figghiu e Spiritu Santu» tutti cadevano assopiti dal sonno.
Ma la “tortura” non era finita, che al risveglio (mattiniero) ricominciava Mamma Mena: «Susièmini, susièmini! / ca truoppu âmu rurmutu / Maria Vergini passau / ci faciemu gran salutu…». Non servivano certo le pendole o le sveglie…
Ippolito, il canonico, aveva il titolo di “Insostituibile” all’Istituto di Geografia dell’Università. Per questo non fu chiamato al fronte, come gli altri. Era lui, in fondo, l’anima di tutta la famiglia.
Rachele Navarra, donna assai forte, sposò Pepé Panseca «un John Wayne ante litteram» (come leggiamo nel capitolo XI). E attorno alla sua figura ruotano anche le biografie degli altri Navarra.
Il tutto – come nota l’autrice – attorno all’umile cappero, come scelta “minimalista”. L’autrice ha quindi voluto narrare temi semplici, dietro la vicenda di questa nobile famiglia della Sicilia Orientale, nell’ipotetico paese di Trecozzi.