Narrando di Sicilia

di Salvo Micciché


Lord Patrick Brydone (Viaggio in Sicilia e Malta) diceva che «i Siciliani sono gente che ha molta più passione per gli studi che non i loro vicini continentali, e la loro educazione è molto più raffinata».

Ne fa tesoro Gaetano Cosentini nel libro Narrando di Sicilia, edito da Iblea Grafica (lire 15000).

Cosentini, autore anche di Leggende Ragusane e Alla maniera degli antichi, narra fatti e considerazioni sulla Sicilia di viaggiatori illustri ed estimatori della Trinacria. Il suo non vuole essere un saggio antropologico, ma un atto d'amore per la sua terra. Come Goethe, egli rifà il suo viaggio in Sicilia, un viaggio nella memoria e nella Tradizione «il cui sapore è straordinario», come ama dire nell'introduzione al libro.

È notte, e un campanaccio di mucca, rompendo il silenzio tra i carrubi, è musica per la memoria: comincia un viaggio in trenta episodi che scandiscono il tempo nell'amata Isola, narrata attraverso citazioni.

Elogio dei ficodindia. Il “simbolo della Trinacria” piaceva molto a Dumas padre, che scrisse: «prima lo si comincia a gustare con un certo distacco, ma dopo otto giorni diventa un'esigenza...» Di pala e ficurini, bastarduna e natalisi si occupò, dunque, il romanziere francese, che li descrisse con pignola accondiscendenza: «della grandezza di un uovo di gallina... I Siciliani adorano quel frutto...»

A proposito di Scuole in Sicilia. Cosentini (con Alessio di Giovanni) ricorda una citazione di Caronda (mitico legislatore di Catania): «Il primo esempio di Scuola fu in Sicilia, tanti e tanti secoli addietro...». Poi vennero i Romani, e gli Arabi, con i loro Muhâllimuna, i maestri, che insegnavano accanto alle moschee, nelle madrasah. Da questa tradizione il maestro in Sicilia venne detto anche letturi, e insegnava, per quattro tarì al mese, il latino e la grammatica.

C'era una volta il Ciane con i Papiri. Sembra l'inizio di una favola che narra della nostra amata Siracusa, ma Cosentini vuole invece indicare lo squallore del Ciane attuale in confronto agli splendori aretusei di un tempo. Il nobile Landolina, nel '700, si batté per ripristinare la coltivazione del papiro, specialmente nel “Castagneto dei Cento Cavalli”, da ché, dopo Elorina, l'Anapo si divide in due e in esso si immette il Ciane. L'ellenica Siracusa, unico luogo in Europa in cui cresce il papiro, muore lentamente con il papiro che scompare: “Dove corri, Aretusa?”.

Intensa l'ultima frase della raccolta: il vento porta con sé il profumo della nepetella calpestata chissà dove, e la vita si ropropone anche negli uomini ciechi.