Il Vento a corde degli Iblei
di Salvo Micciché
Nardini Editore (Firenze) pubblica un altro libro di poesie di Carmelo Conti, curatore della ormai nota collana de Il Vento a Corde degli Iblei, e autori di importanti studi su Mario Gori e la poesia siciliana. Un Cerchio di Bragia è il titolo di questo elegante libro.
Elegante nella veste grafica ed editoriale, ed elegante nei contenuti e nella poetica.
Giancarlo Quiriconi, autore della Prefazione del libro, osserva che al Lettore si presenta «…la cordiale disponibilità dell’occhio a uscire fuori di sé, tenendo tuttavia presente la propria parte interna, eppure senza ostentazione, senza prevaricazione della fisionomia individuale su quella generale». Con questa disponibilità Carmelo Conti canta la Natura e gli uomini che in essa vivono, i luoghi e la memoria, le cose e i ricordi.
Ma il poeta vuole uscire dall’informa “Cerchio di bragia”, per prendere coscienza del miracolo della creaturalità del Mondo.
Mas busca en tu espejo al otro, al otro que va contigo, scrive A. Machado nella citazione che il Poeta ha voluto premettere alle liriche di questo libro. Cerca più l’altro nel tuo specchio – potremmo dire – l’altro che va con te. È infatti, tutto il libro, una continua ricerca di sé e dell’altro, nelle cose e nelle parole.
Misuravi la linfa del reale / ad un segno febbrile di presagio, / le fibre della terra nel contagio / tendevano le rocce al freddo astrale, in Misuravi la Linfa, sembra porre l’uomo di fronte al suo destino, di fronte ad una realtà che è tesa verso l’Universo, verso l’Infinito.
E riaffiorano i ricordi dei luoghi vissuti in Memoria: Striato di bruno /limpido nel segno / nutre memoria intatto / il nostro mare, / pone il campo di grano, / con un legno / lieve distingue il tratto / nel calcare. È come un ideale percorso che va dalla terra al mare, attraverso il segno, la scrittura, la memoria perenne.
Tutta la poesia di Carmelo Conti è una ricerca di ciò che è stato perso, ma con la consapevolezza che nulla si perde davvero se l’intimo senso dell’uomo ricerca, con l’occhio, con il cuore e con l’anima, la strada già percorsa, il sentiero della sua esistenza.
Quiriconi parla di un “pegno” della poesia di Conti, che «consiste appunto nella cordiale disponibilità dell’occhio a uscire fuori di sé…» per cercare il Miracolo. E in questo Un Cerchio di Bragia è come un’ideale continuazione di Terra d’Isola, ma – diremmo noi – anche l’intimo significato del Vento a Corde degli Iblei.
Una poesia che torna indietro con la mente, ripercorre la via della memoria, per portarci verso il futuro, verso la consapevolezza del nostro essere.